LA SITUAZIONE ITALIANA
L’8 settembre 1943 il maresciallo Badoglio annuncia pubblicamente di aver firmato, cinque giorni prima, l’Armistizio con il quale l’Italia si disimpegna dall’alleanza militare con le forze dell’Asse e la resa incondizionata del Paese agli Alleati. Lui e il Re, il giorno seguente, scappano a Brindisi, rifugiandosi nel territorio già conquistato dalle truppe anglo-americane. L’Italia è divisa in due parti dalla cosiddetta “Linea Gotica”: è il drammatico inizio della Guerra Civile che, per quasi due anni, sconquasserà la penisola.
Il calcio, negli anni precedenti, non si era fermato ed il campionato della massima divisione italiana era sta stato vinto, nella stagione 1942/43, dal Grande Torino del presidente Ferruccio Novo.
La divisione dell’Italia in due nazioni praticamente distinte e la Guerra Civile, unita alla Resistenza partigiana, rende, però, molto difficoltosa la ripartenza della stagione successiva.
IL NUOVO CAMPIONATO
La FIGC sposta precipitosamente da Roma a Venezia la propria sede e i suoi organi sono commissariati dal regime fascista. La RSI nomina commissario del CONI Ettore Rossi, che assume temporaneamente la direzione di tutte le Federazioni sportive. A lui succederà Puccio Pucci.
Di fronte al rischio concreto di un’interruzione totale dei campionati, il nuovo capo dello sport italiano stabilisce che nella stagione 1943-44 si disputino dei ‘Campionati Misti Regionali’ con partecipazione aperta a squadre di A, B e C. Questo perché, visti i problemi negli spostamenti fra una regione e un’altra, si intendeva favorire l’impiego dei giocatori vicino ai luoghi in cui svolgevano servizio militare. Si agevola così il trasferimento temporaneo dei giocatori dalle squadre proprietarie dei cartellini.
Secondo quanto deciso dalla Consulta presieduta da Rossi nel gennaio 1944, inoltre, le vincitrici delle tre fasi regionali si sarebbero poi fronteggiate nel luglio 1944 in un Girone Finale per l’assegnazione del titolo di Campione d’Italia.
Molte squadre partecipanti cambiano il proprio nome, legandosi ad aziende e realtà locali per trattenere i giocatori dalla partenza per il fronte: l’Inter è nota come Ambrosiana Inter, la Juventus si trasforma in Juventus Cisitalia, il Torino è rinominato Torino FIAT e il Milan si iscrive al campionato come Milano già dal 1939 a causa dell’italianizzazione forzata imposta dal regime Fascista.
I VIGILI DEL FUOCO DI LA SPEZIA E IL GRANDE TORINO
Nel girone D della zona Mista Emilia si iscrive il 42º Corpo dei Vigili del Fuoco di La Spezia, così denominato a seguito delle gravi difficoltà societarie causare dalla deportazione del presidente Perioli in un campo di concentramento tedesco.
L’ingegner Luigi Gandino, quindi, avanza la proposta di ingaggio ai giocatori superstiti dell’Associazione Calcio Spezia, che si era praticamente dissolto, con la promessa poi di restituirli al club originario appena il torneo si fosse concluso. Si tratta a tutti gli effetti di un arruolamento, che garantisce ai giocatori vitto e alloggio in caserma o in albergo con la possibilità di evitare l’arruolamento e di reperire più facilmente cibo e bevande.
Oltre agli ex Spezia vengono ingaggiati due componenti del Livorno che l’anno prima si era piazzato al 2° posto dietro al Torino, ovvero il bomber Angelini e il trequartista Tori, il portiere di riserva Tavoletti dal Genoa e il terzino Gramaglia e la punta Viani dal Napoli. La squadra viene affidata a Ottavio Barbieri, ex mediano due volte campione d’Italia con il Genoa con 21 presenze con la Nazionale azzurra.
Barbieri era stato allievo e vice dell’inglese William Garbutt al Genoa, e da lui aveva imparato il Sistema. L’esperienza con i Vigili del Fuoco di La Spezia lo vede geniale innovatore con l’introduzione del cosiddetto ‘Mezzo Sistema’, un nuovo modulo che protegge i tre difensori del sistema (i due terzini e lo stopper) con un ‘libero’ alle loro spalle. Per poter sostenere le trasferte viene attrezzata con una sorta di cassone sopraelevato un’autobotte, sapientemente ripiena del prezioso sale spezzino e di olio. Questi prodotti erano infatti usati come merce di scambio con pane e companatico nei luoghi dove i Vigili del Fuoco andavano a giocare.
I GIRONI E LE SEMIFINALI INTERZONALI
La squadra favorita del campionato, ovviamente, è il Torino FIAT, allenato da Antonio Janni con la supervisione di Vittorio Pozzo. Alla già fantastica squadra dell’anno precedente, infatti, si aggiunge uno dei più grandi centravanti della storia del campionato italiano: Silvio Piola.
Le squadre qualificate da ogni zona sono: Lazio (impossibilitata a partecipare alla fase finale data la liberazione della Capitale da parte degli Alleati), Torino Fiat (che supera nelle semifinali interzona l’Ambrosiana Inter, la Juventus Cisitalia e il Varese di Peppino Meazza), Venezia (qualificatasi grazie al ritiro di Vicenza e Treviso e alla vittoria sulla Triestina) e proprio i Vigili del Fuoco di La Spezia, che, a seguito del ritiro Montecatini e Lucchese, si giocano l’accesso al Girone Finale contro il Bologna in un doppio confronto dalle accesissime polemiche: durante la partita di andata la squadra ligure passa in vantaggio con Rostagno, ma i tifosi felsinei sostengono che il goal sia stato siglato viziato da una posizione di fuorigioco e invadono il campo. Il risultato è uno 0-2 a tavolino per i Vigili del Fuoco.
La squadra emiliana, per protesta, non si presenta alla partita di ritorno, consentendo alla compagine ligure di approdare alle finali nazionali.
IL GIRONE FINALE
Il triangolare finale che dovrebbe assegnare, secondo i piani della FIGC della RSI, il titolo di Campione d’Italia, si gioca all’Arena Civica di Milano nel luglio del 1944. La formula è quella del girone ‘all’italiana’, con sfide in gara secca e 2 punti per la vittoria, 1 per il pareggio e 0 in caso di sconfitta. Di fatto chi perde è fuori dai giochi.
Nonostante il caldo estivo, gli aquilotti affrontano anche le gare decisive con le maglie bianche a maniche lunghe e collo alto usate per tutto il torneo, le uniche a loro disposizione. La prima partita si gioca il 9 luglio e vede il pareggio per 1-1 fra il Venezia e i Vigili del Fuoco, che passati in vantaggio nel primo tempo con Tori, vengono ripresi nel secondo da una rete di Astorri.
Visto il risultato il Torino FIAT, avversario dei Vigili nella seconda partita, matura la convinzione di poter prevalere facilmente sulle avversarie. Lo stesso 9 luglio però la squadra granata era stata precettata dalla Federazione per giocare una gara amichevole nelle vesti di Rappresentativa Piemonte contro la Rappresentativa Venezia-Giulia in favore dei senzatetto di Trieste.
I granata chiedono l’annullamento dell’incontro, ma la FIGC è inflessibile. Così partono il 7 luglio per la citta giuliana, arrivano giusto in tempo per scendere in campo (2-2 il risultato) e rientrano in città soltanto giovedì 14, con un solo giorno di riposo prima della sfida con i Vigili e il nuovo viaggio per Milano. Stremata dai lunghi spostamenti, la squadra granata non può essere al top, tanto più che il fischio d’inizio della gara, per ragioni di sicurezza, è anticipato dalla FIGC fascista dalle 17 alle 15. Visto tuttavia il divario tecnico sulle avversarie, nell’ambiente trapela comunque ottimismo.
Si dice addirittura che prima del fischio d’inizio Vittorio Pozzo, recatosi nello spogliatoio dei ‘Bianchi’, si sia complimentato con loro per aver raggiunto le finali e abbia promesso che i granata non avrebbero infierito troppo su di loro. Le parole dell’ex Ct. azzurro hanno l’effetto di caricare a mille i ragazzi di Barbieri, schierati con il consueto ‘Mezzo sistema’ e scampati pochi giorni prima al bombardamento di Brescia.
L’IMPRESA
In porta c’è Bani, Persia I è il libero, in difesa agiscono Amenta, Borrini e Gramaglia. Dei due mediani Scarpato ha compiti di costruzione e inserimento, mentre a Tommaseo è affidato il compito più difficile: marcare a uomo a tutto campo Valentino Mazzola, il faro del Grande Torino. Tori è il regista avanzato dietro le due punte Angelini e Costa, mentre la fascia destra è presidiata dal tornante Rostagno.
Il Torino FIAT risponde con Griffanti, Cassano, Piacentini, Loik, Ellena, Gallea, Ossola, Piola, Gabetto, Mazzola, Ferraris II. Turi e Angelini, che nei giorni precedenti avevano messo a rischio la loro incolumità per informare le famiglie sulla loro salute, sono particolarmente motivati e in palla, dall’altra parte Cassano e Gabetto paiono sottotono.
Gli spezzini passano a condurre con un’azione personale di Angelini, chiusa con un destro forte e teso che sorprende Cassano. La reazione dei granata è immediata e la squadra si riversa nella metà campo avversaria. Ma la tattica di Barbieri, antesignana del catenaccio, riesce a imbrigliare le trame di gioco dei Campioni d’Italia. Piola però, che si laureerà capocannoniere dell’intero torneo con 27 goal, non perdona, e sugli sviluppi di una punizione di Ossola trova l’1-1.
Ma nel recupero del primo tempo (la gara era iniziata con un minuto di raccoglimento per i caduti in guerra) ancora Angelini in contropiede sigla il 2-1. Si va così al riposo con i Vigili del Fuoco sorprendentemente in vantaggio e i granata visibilmente nervosi. Pozzo e Janni provano a trovare le contromisure: Ossola si abbassa davanti alla difesa e Loik è avanzato a supporto di Piola, mentre Gabetto è dirottato in fascia.
Il Torino FIAT parte all’attacco a testa bassa, e gli spezzini devono difendere il vantaggio. Bani dice due volte di no a Piola, anche Gabetto va alla conclusione ma mette alto. La sofferenza finale aumenta con l’infortunio di Tommaseo, che entrando su una palla in contemporanea con Amenta si frattura il piede destro. Mazzola gode di maggiore libertà e in pieno recupero ha la palla del pareggio: il suo tiro supera Bani (o, nel nostro caso, viene sfiorato dal Partigiano Mondo), ma si stampa sulla traversa. L’impresa è compiuta.
La vittoria per 2-1 dei Vigili del Fuoco elimina di fatto il Torino FIAT dalla lotta al titolo.
LA VITTORIA, IL DISCONOSCIMENTO E L’OPERA DI RIABILITAZIONE
L’impresa coglie di sorpresa tutti, probabilmente anche i vertici federali fascisti, che all’indomani, con un comunicato ufficiale, seguito da un secondo diffuso l’8 agosto, si affrettano a dichiarare che, in contraddizione con quanto stabilito all’inizio del torneo, alla squadra vincitrice del Campionato di Alta Italia non sarebbe stato assegnato il regolare trofeo ma la Coppa federale. Il Torino, insomma, restava campione d’Italia.
Fra i dirigenti granata non mancano le proteste e i reclami per la posizione di Angelini (squalificato dopo l’andata con il Bologna) e l’inopportuna trasferta triestina, ma la successiva vittoria per 5-2 dei ragazzi di Janni sul Venezia sancisce il 20 luglio, lo stesso giorno del fallito attentato a Hitler, la vittoria del campionato da parte degli spezzini. Questi ultimi precedono nella classifica finale Torino FIAT e Venezia e ricevono anche un premio in denaro di 25 mila Lire ma non si vedono assegnato lo Scudetto.
Lo Scudetto vinto dai Vigili del Fuoco di La Spezia è di fatto ‘dimenticato’ e non riconosciuto.
L’opera di ricerca di giornalisti e autorità spezzine ‘riabilita’ l’impresa di Barbieri e dei suoi ragazzi. Il 22 gennaio 2002, oltre 57 anni dopo, la FIGC decide infatti di assegnare de facto (in quanto si tratta di due società formalmente diverse) allo Spezia un titolo onorifico (non equiparabile allo Scudetto) e la possibilità di apporre per sempre sulle proprie maglie un distintivo speciale in ricordo di quell’impresa. Al Comando Provinciale dei VV.F. di La Spezia viene inoltre assegnata una medaglia d’oro di beenemeranza, che con la Coppa del 1944 è custodita in una bacheca di vetro all’interno della caserma. Alla città è donata infine una targa ricordo.