Pietro Alagna, il primo personaggio che troviamo nell’avventura del maresciallo Luca Gatti durante la conferenza di Stresa, fa parte della guardia d’onore fascista che accolse i primi ministri inglese e francese sulle sponde del Lago Maggiore: i “moschettieri del Duce”.
ISTITUZIONE
Il corpo dei moschettieri del Duce nasce, l’11 febbraio 1923, dalla selezione dei più fidati e discreti (il loro motto era “silenziosi e fedeli”) tra i componenti della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), istituita circa un mese prima durante il Gran Consiglio del Fascismo del 12 gennaio.
COMPITI E ARRUOLAMENTO
I loro compiti erano prettamente cerimoniali, dodici moschettieri, armati di pugnale, prestavano sevizio all’interno di Palazzo Venezia durante tutte le riunioni del Gran Consiglio del Fascismo e ottantuno fra essi, scelti tra i più abili nel passo romano, prendevano parte alle cerimonie ufficiali.
L’11 febbraio di ogni anno, i moschettieri marciavano con l’insegna nera del duce e la scorta da viale Romania a piazza Venezia, per celebrare l’anniversario della costituzione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
Gli aspiranti moschettieri del Duce dovevano presentare regolare domanda di arruolamento ed erano sottoposti ad una selezione rigidissima. Requisiti fondamentali erano il curriculum da ex-ufficiale di complemento e l’impiego fisso (professionista, impiegato o dirigente).
Tutti i moschettieri avevano quindi una professione ed un lavoro e prestavano servizio a turno, nel tempo libero, senza percepire alcuna forma di reddito per le mansioni svolte.
IL PASSO ROMANO
Mussolini quando andò in visita in Germania, restò colpito dal “passo dell’oca” eseguito dai nazisti e lo impose anche alle forze armate italiane. Il passo, ribattezzato dal Duce “Passo Romano”, era eseguito sempre anche nel cambio della guardia dai Moschettieri del Duce.
Esso si ispirava al “militaris gradus” (doppio del passus e con cadenza di centoventi passi al minuto) e al “plenus gradus”, cioè l’andatura più fiera che le legioni usavano utilizzare nelle sfilate cui assisteva l’Imperatore, tendendo le gambe e facendo battere poderosamente sul terreno i talloni dei calzari. Esso si presentava più solenne, pesante e faticoso di quanto non fosse il “passo dell’oca” strutturato su cento passi al minuto.
COMPOSIZIONE
Gerarchicamente, i moschettieri dipendevano direttamente dal comando generale della MVSN e avevano dei locali presso la caserma di viale Romania come comando.
Alla fine del loro processo evolutivo, nel 1937, i Moschettieri del Duce erano organizzati in squadre di cinque uomini al comando di un moschettiere scelto. Sei squadre formavano un manipolo ed il totale dei sei manipoli esistenti formava il reparto dei Moschettieri del Duce: 180 effettivi in tutto. Nel 1938, durante la visita a Roma di Adolf Hitler, gli effettivi della Moschetteria vennero portati a 200 per sopperire ai bisogni formali dell’evento.
EQUIPAGGIAMENTO
- l’uniforme, confezionata a spese della Segreteria del Duce dalla Sartoria Principato, sviluppata dal modello dell’uniforme in uso alla MVSN. Caratteristica dei moschettieri era il fregio in argento del fez (il copricapo): un teschio sopra due fioretti incrociati;
- il distintivo da utilizzarsi su abiti civili con attacco a spillo verticale misura 39 mm × 17 mm, la scritta MVSN con in rilievo il simbolo dei moschettieri ed in basso la scritta MOSCHETTIERI DEL DUCE – Guardia del Corpo.
- il fucile d’ordinanza era una versione speciale del moschetto per cavalleria: il Moschetto Mod.91 per Moschettieri del Duce, che differiva dal modello da cavalleria solo per le rifiniture. La cassa infatti era in noce o legno di faggio dipinto di nero. La canna, la baionetta a spiedo pieghevole e la culatta conservavano la normale brunitura, ad eccezione di un’incisione cromata sulla culatta riproducente un fascio littorio e la parola DUX. Invece l’otturatore, il calciolo, la maglietta della cinghia, il serbatoio ed il bocchino erano cromati.
- l’arma bianca d’ordinanza dei Moschettieri era il pugnale MVSN Mod.23 con lunga lama diritta, a sezione triangolare, a doppio taglio, guardia a croce e pomo storto rispetto all’impugnatura, come fosse quello di una sciabola.
L’uniforme era conservata a casa da ogni moschettiere insieme al pugnale; il moschetto era invece conservato presso l’armeria del corpo.